Nel marzo del 2023, 12 senatori del Partito Repubblicano, il partito di Donald Trump, hanno inviato una lettera incendiaria alla Corte Penale Internazionale (CPI) minacciando ritorsioni qualora questa proseguisse le indagini contro Israele. Al centro delle critiche dei senatori vi è l’inchiesta della CPI sui crimini di guerra di Israele nei territori palestinesi occupati.
La lettera, guidata dal senatore Tom Cotton e firmata anche da Mitch McConnell, minaccia la Corte con conseguenze che vanno dalle sanzioni personali contro i funzionari della CPI al divieto d’ingresso negli Stati Uniti per essi e le loro famiglie. La presa di posizione riflette una visione del Partito Repubblicano secondo cui la CPI, organismo che gli Stati Uniti non riconoscono ufficialmente, avrebbe un pregiudizio anti-israeliano e una giurisdizione illegittima.
L’eco delle politiche di Trump appare evidente: durante la sua amministrazione, Washington ha più volte ostacolato e sanzionato la CPI, soprattutto in riferimento ad indagini su Israele e sulle truppe statunitensi in Afghanistan.
Trump ha promosso un modello di politica estera che rifiuta l’autorità di istituzioni internazionali percepite come minacce alla sovranità nazionale. In questo clima, i senatori repubblicani del 2023 hanno ripreso il linguaggio del loro leader, dichiarando apertamente che l’azione della CPI verso Israele, non sarà tollerata.
Le minacce dei senatori, tuttavia, lanciano un messaggio chiaro: per il partito di Trump, la difesa di Israele è incondizionata, anche a costo di intimidire un tribunale internazionale.
Luciana De Carlo
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juanmarko
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