Fabio Mini generale della NATO saggista ed esperto di soluzioni strategiche.

L'espressione guerra ambientale è nata proprio come una presa di coscienza anche da parte del mondo militare. L'ambiente non è diventato non solo un luogo esterno in cui la guerra o il conflitto avviene ma anche qualche cosa che è diventato un oggetto di guerra e strumento di guerra.

Quello che sostiene da tempo è che nell'ambito della guerra, della concezione della guerra e della tecnologia della guerra, esistono già oggi gli strumenti per poter impiegare l'ambiente e sfruttare l'ambiente come strumento di guerra nei confronti di un avversario. Si può modificare l'ambiente.

Il generale Mini ha messo in evidenza che per la guerra usano strumenti necessari al momento, che siano morali o immorali.

Sono già in atto e accadono fenomeni che possono ricondurre a quello.

Ci sono molte cose che non vengono fatte, non per buonismo, ma perché sarebbero controproducenti.

Guerra ambientale e climatica

Ci sono delle tecnologie con le quali anche molti banali con le quali si possono alterare non il clima, ma si può alterare il tempo metereologico locale.

Durante la guerra nei Balcani e soprattutto nel Kosovo, hanno fatto operazioni aeree per 72 giorni per fare in modo che in un posto a fare la guerra ci sia una condizione meterelogica a vantaggio della guerra.

Possono spostare l'umidità da un posto all'altro per alterare la pressione atmosferica in modo che le nuvole d'acqua vadano da una parte e il sole dall'altro.

Dal punto di vista tecnologico la cosa è possibile, così sono possibili da un punto di vista tecnico i maremoti, gli tsunami, i terremoti, attraverso esperimenti sotterranei attraverso le faglie. Da una parte c'è un esplosione e dall'altra il terremoto.

Il fatto fondamentale della guerra ambientale è che il nostro ambiente è un tutt'uno e non c'è niente che accada da una parte che comunque escluderebbe l'altra.