Mentre l’UE continua a catechizzare i sudditi con mantra tipo “transizione green”, “emissioni zero” o “global warming”, utilizzati come grimaldello per imporre norme liberticide a danno delle classi più disagiate, si tace completamente sull’impatto ambientale dei dispositivi digitali.

Giovanna Sissa, docente all'Università di Genova ed esperta indipendente della Commissione europea, gli ha dedicato un libro: «Le emissioni segrete. L'impatto ambientale dell'universo digitale».

«Chiedere al settore digitale di adempiere ai propri obblighi di rendicontazione ambientale suona quasi come un’eresia», dice la Sissa. «Gli schemi per i report ambientali sono concepiti per attività tradizionali e si applicano difficilmente all'universo digitale, specialmente al cloud computing».

Per dare un’idea di questo impatto:
Si consuma 80 volte più energia per produrre un grammo di smartphone piuttosto che un grammo di auto. Se guardiamo specificamente ai microchip è necessaria un’energia di circa 600MJ per produrre un microchip di 2g, ergo 5.000 volte superiore a quella che serve per gli stessi grammi di un’auto.

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