C’era una volta uno strano piccolo paese addossato ad una montagna altissima.
Un paesino come tanti , ma a renderlo unico nel suo genere era il fatto che gli abitanti, sindaco in testa, erano assillati da un problema che poteva sembrare ridicolo, eppure era reale e praticamente irrisolvibile: eliminare le ombre! Come fossero arrivati a farsi un problema delle ombre, non si sa: ne succedono tante nel mondo! Fatto sta che la cosa era diventata tanto preoccupante che tutti ne erano ossessionati.
Le ombre erano onnipresenti, di tutte le dimensioni!
Si fece persino un museo delle ombre, con dipinti e fotografie; si allestì anche una biblioteca. Furono chiamati oratori famosi e grandi studiosi per analizzare il più profondamente possibile la grave situazione. In concreto non si arrivò a nessuna conclusione pratica, a parte qualche tentativo, rivelatosi inutile, come quello di organizzare un gruppetto di pittori che, con pennelli e un secchio di calce pronti, dovevano eliminare le ombre con una mano di bianco. Era veramente ridicolo vedere per il paese questi onnipresenti pittori alle prese con l’ombra di tutti. Dove sorgeva un’ombra nuova si precipitavano e tutte le case e le mura erano ormai imbiancate. Figurarsi quando arrivava uno straniero, era lavoro doppio!
Gli abitanti infatti da tempo, durante il giorno, per non creare nuove ombre rimanevano tappati in casa! Alcuni poi cercarono, presi dalla mania collettiva, di risolvere il problema per conto proprio: un vecchietto, per esempio, ogni mattina quando le ombre erano più lunghe, si affannava, spalle al sole, con un grosso piccone a distruggere la propria ombra. Ma tutto era inutile: l’ombra era una realtà indistruttibile! Il peggio fu che, poco a poco, ogni altro problema vero fu lasciato da parte e il paese cadde nel più completo abbandono. Nessuno più veniva ad abitarvi e tutti si guardavano bene dal prendere iniziative che creassero nuove ombre. Solo verso sera il paese sembrava entrare nella normalità.
Era quando la grande ombra della montagna scendeva e ricopriva tutto. Non c’erano più ombre perché c’era un’unica grande ombra, che sembrava estesa quanto il cielo. Allora il paese si rianimava. I pittori prendevano un po’ di fiato e di riposo. Ma presto, con il calare della notte, tutto si immergeva nel silenzio e non si accendevano luci perché esse creavano ombre ancora più fastidiose, per cui in breve tutti si mettevano a letto, pensando al guaio grande di vivere in un paese zeppo di ombre. Un giorno passò di là un poveraccio, saggio della saggezza di chi aveva camminato tutta una vita e ne aveva visto di tutti i colori in giro per il mondo. Egli, al vedere quanto succedeva in quel paese, in un primo momento non seppe contenersi dalle risa: si divertiva soprattutto a far correre i pittori nei punti più svariati del paese, erigendo di nascosto cartelli e sagome varie per creare ombre improvvise, sempre nuove e strane. Il gioco non durò a lungo.
Egli fu fermato e ammonito: non si poteva scherzare sui problemi seri, su sforzi estenuanti di anni di ricerca e di tentativi. Sulle prime il nostro forestiero fu tentato di andarsene. Però quella gente gli faceva pena: era sorta in lui una strana curiosità, un interesse che per la prima volta lo teneva bloccato nel suo vagabondare. Man mano che passavano i giorni, il problema dell’ombra diventò anche per lui un’ossessione. E fu proprio per scrollarsi di dosso questo incubo che un giorno si inerpicò tutto solo fin sulla vetta della montagna e di lassù vide il paesino illuminato dal sole, in tutta la sua pittoresca realtà. Altro che ombre! E’ il paese che esiste!
Il paese da lassù era un paese di case, di alberi, di persone che con la luce si rivelano. Non era per niente un paese di ombre! Aveva capito ciò in cui profondamente aveva sempre creduto in fondo al suo cuore e che gli abitanti di quel paese avevano, presi da una strana follia, dimenticato. Scese di corsa e tutto trafelato andò dal sindaco e gli espose la sua intuizione, ma fu accolto con un sorriso ironico: in un paese di pazzi il savio passa per matto. “Sole o non sole, cose o non cose,” gli disse il sindaco “le ombre ci sono e questo è il nostro concreto. Le ombre sono terribilmente ovunque e questo è evidente. Tentare di risolvere il problema è il compito più importante che ci siamo assunti; in fondo è fare un servizio alla luce!”

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