La costituzione Sacrosanctum Concilium (nn. 67-68) aveva prescritto la redazione di un rito specifico per il battesimo dei bambini. Chi non ha ricordi diretti del periodo precedente e non ha molta pratica con la storia liturgica potrebbe stupirsi nel leggere una tale prescrizione: prima del Concilio forse non si battezzavano i bambini? In realtà fin dall’epoca carolingia (sec. IX) in Europa si battezzavano solo bambini: con le cristianizzazioni di massa dell’alto medioevo, praticamente completate (purtroppo anche in maniera cruenta) da Carlo Magno, salvo poche nicchie sui confini orientali, non esistevano più adulti non battezzati.
Il rito liturgico però non aveva seguito il cambiamento di destinatari ma si era soltanto, per dir così, liofilizzato addensando in un unico atto liturgico della durata di una mezz’oretta (o anche meno) testi e gesti destinati in origine a scandire un periodo lungo (pluriennale) di conversione dell’adulto, di allontanamento da uno stile di vita incompatibile con la fede (di qui l’accompagnamento della comunità con preghiere di esorcismo), e di progressiva adesione consapevole a Cristo.
Fino al Concilio quindi si battezzavano i bambini, ma con un rito nato per gli adulti, sedimentato nel tempo e confluito senza sostanziali revisioni nel Rituale Romanum post-tridentino. Questo spiega la presenza di orazioni esorcistiche imperative, che suonano sconcertanti a un ascoltatore non preparato: si pensi a come rimarrebbero due giovani genitori che stringono orgogliosi tra le braccia un neonato che ispira solo sentimenti di amore e di tenerezza, sentendosi dire dal sacerdote: «Exi ab eo, immunde spiritus – Esci da lui, spirito immondo» e «Exorcizo te, immunde spiritus, […] ut exeas, et recedas ab hoc famulo Dei: ipse enim tibi imperat, maledicte damnate, qui pedibus super mare ambulavit… – Ti esorcizzo, o spirito immondo […] perché tu esca e ti allontani da questo servo di Dio; te lo ordina, dannato maledetto, colui che camminò sul mare…».
