La stampa italiana, come gran parte dei media occidentali, mostra una palese incoerenza nel trattare i conflitti internazionali, riflettendo spesso logiche geopolitiche e interessi di potere. In Siria, gruppi armati responsabili di atti violenti e distruttivi vengono romanticizzati come "ribelli", quasi fossero eroi di una lotta per la libertà, ignorando deliberatamente i loro legami con ideologie estremiste o le atrocità commesse. In Palestina, invece, chi resiste a decenni di occupazione e soprusi viene bollato come "terrorista", senza alcun tentativo di analizzare il contesto storico o comprendere le motivazioni profonde di questa resistenza. Questa narrazione distorta non è casuale: risponde a interessi politici ed economici e perpetua una visione manichea della realtà, che condiziona l'opinione pubblica e giustifica, di fatto, l'inerzia o la complicità di fronte a gravi ingiustizie. È un fallimento non solo del giornalismo, ma anche del dovere etico di informare in modo onesto.