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Filippo Vanso
L'obiettivo principale dell'operazione era infliggere un colpo devastante alla flotta britannica ancorata nel porto di Alessandria, neutralizzando le sue unità più potenti. La squadra italiana era composta da sei uomini, suddivisi in tre coppie, ciascuna con il compito di attaccare una nave specifica. Durand de la Penne e Bianchi puntarono alla corazzata britannica HMS Valiant.
Durante l'operazione, Emilio Bianchi affrontò problemi tecnici con il respiratore che gli impedirono di proseguire la missione in immersione. Ciò lo costrinse a emergere, venendo rapidamente catturato dalle forze britanniche. Nonostante ciò, Durand de la Penne, da solo e sotto estrema pressione, riuscì a fissare la carica esplosiva sotto la chiglia della HMS Valiant. I due uomini furono imprigionati dai britannici a bordo della stessa corazzata, ma, dimostrando straordinario coraggio e fedeltà al loro dovere, rifiutarono di rivelare la posizione della bomba, nonostante le minacce.
All'alba del 19 dicembre, le cariche esplosive piazzate dagli incursori entrarono in azione, provocando gravi danni sia alla HMS Valiant che alla corazzata HMS Queen Elizabeth, oltre che alla petroliera Sagona e al cacciatorpediniere Jervis. Sebbene le navi non affondarono completamente a causa della bassa profondità del porto, furono rese inutilizzabili per mesi, costringendo la Royal Navy a rivedere le sue operazioni nel Mediterraneo. Questo attacco rappresentò un autentico punto di svolta strategico, dimostrando l'efficacia delle tattiche di guerra non convenzionale italiane.
Emilio Bianchi, nato il 22 ottobre 1912 a Sondalo (Sondrio), sopravvisse alla guerra e fu internato in campi di prigionia britannici fino alla fine del conflitto. Dopo il ritorno in patria, continuò a essere un simbolo di dedizione e sacrificio per il Paese. Morì il 15 agosto 2015, all'età di 102 anni, lasciando un’eredità indelebile nella storia della Marina Militare Italiana.
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