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Quando i soldati americani sbarcarono in Normandia nel giugno 1944, scoprirono con stupore che gli autocarri abbandonati dai tedeschi in ritirata avevano sotto il cofano fiammanti motori Ford e General Motors.
Nel 1941, data dell’entrata in guerra degli USA, in Germania erano presenti oltre 500 aziende americane, molte delle quali continuarono la loro attività per tutta la durata del conflitto, usufruendo delle commesse milionarie del governo nazionalsocialista e colto le opportunità offerte dal riarmo tedesco grazie alla compiacenza dell’amministrazione statunitense che sapeva, vedeva e lasciava fare.
Tra queste figurano la Standard Oil, la General Motors, la Ford, l’IBM, la Kodak, la Coca-Cola, la Westinghouse, la General Electric, la Singer, la Gillette, la DuPont, l’ITT, cui si aggiungono l’inglese Royal Shell, la britannico-olandese Unilever, il gruppo belga Solvay e la francese Saint-Gobain. Solo per citare le più note.
Senza l'apporto delle industrie americane, Hitler avrebbe avuto maggiori difficoltà a creare quello che all'inizio del conflitto è stato il più potente e tecnologicamente avanzato esercito al mondo.

Tratto da “Le vere cause della Seconda Guerra Mondiale” di Gianfredo Ruggiero

200 pagine euro 16 – versione e-Book euro 8
Distribuito da Amazon

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